Biascognitivi

Bias” è un termine inglese, che trae origine dal francese provenzale “biais“, e significa obliquo, inclinato. Inizialmente utilizzato nel gioco delle bocce a indicare tiri a effetto, dalla seconda metà del Cinquecento assume una connotazione più vasta, fino a indicare un’inclinazione, una predisposizione e soprattutto un pregiudizio.

I bias cognitivi sono attitudini mentali piuttosto evolute che permettono di prendere decisioni più velocemente di quanto non sia necessario. Spesso si fondano su ideologie soggettive e possono facilmente indurre in errore. Il più delle volte vengono paragonati a errori cognitivi che hanno un’influenza nella nostra vita quotidiana.

Esistono anche delle scorciatoie mentali che permettono di costruire un’idea generica su un argomento senza effettuare troppi sforzi cognitivi: esse vengono definite euristiche (dal greco “heurískein”: trovare, scoprire). Nel 2002 gli psicologi Daniel Kahneman e Shane Frederick teorizzarono che l’euristica cognitiva funzionasse per mezzo di un sistema chiamato sostituzione dell’attributo, che avviene inconsciamente.
Degli escamotage mentali dunque, che portano a conclusioni veloci con il minimo sforzo cognitivo.

I bias sono quindi euristiche particolari utilizzate per esprimere giudizi (e, alla lunga, pregiudizi) su aspetti mai visti o dei quali non si ha alcuna esperienza, acquisiti a priori senza alcuna critica.

Il ragionamento umano fa ampio impiego di euristiche, scorciatoie di pensiero e modalità rapide e intuitive che esulano dal ragionamento logico. Questi stili di pensiero sono però rigidi e inflessibili, specialmente se conducono a interpretare gli eventi, e noi stessi, in modo negativo.

Gli errori di ragionamento, quando avvengono in modo sistematico, possono causare problemi, perchè sono alla base di pensieri e credenze disfunzionali, poco realistiche che determinano sofferenza emotiva.
Le distorsioni cognitive possono essere riconosciute e modificate allo scopo di riformulare pensieri più realistici, adattivi e funzionali al proprio benessere.
Lo psichiatra e psicoterapeuta Aaron Beck dà importanza centrale al concetto di verità empirica e logica e alla scoperta di 6 possibili errori che influenzano queste distorsioni:

  • catastrofizzare;
  • saltare subito alle conclusioni;
  • visione a tunnel;
  • pensiero dicotomico;
  • percezione di una minaccia imminente;
  • ragionamento emotivo.

Beck presenta questa lista di errori al paziente scritta su un foglio con le descrizioni di ogni singola distorsione cognitiva. Il paziente deve poi segnare i processi che riconosce come suoi e descrivere situazioni in cui ha usato quei processi distorti. La terapia, insomma, è una sorta di addestramento cognitivo al pensiero logico.

Quali sonoi bias cognitivi più comuni?

Bias di conferma

In generale ci piace essere d’accordo con le persone che sono d’accordo con noi e ciascuno di noi tende a evitare individui o gruppi che ci fanno sentire a disagio: si tratta di una modalità di comportamento preferenziale che porta a questa tipologia di bias, ovvero l’atto di riferimento alle sole prospettive che alimentano i nostri punti di vista preesistenti.

Bias di gruppo

Ci induce a sopravvalutare le capacità e il valore del nostro gruppo, a considerare i successi del nostro gruppo come risultato delle qualità dello stesso, mentre si tende ad attribuire i successi di un gruppo estraneo a fattori esterni non insiti nelle qualità delle persone che lo compongono.

Bias di ancoraggio

Nel prendere una decisione tendiamo a confrontare solo un insieme limitato di elementi: l’errore è quello di ancorarsi, cioè fissarsi su un valore che viene poi usato, arbitrariamente, in modo comparativo, cioè come termine di paragone per le valutazioni in atto, invece che basarsi sul valore assoluto.
Questo bias è particolarmente diffuso nelle logiche di mercato, soprattutto quando si tende a comparare prodotti di marca e non di marca per la propria decisione d’acquisto.

Bias di proiezione

Pensiamo che la maggior parte delle persone la pensi come noi. Questo errore cognitivo si correla al bias del falso consenso per il quale riteniamo che le persone non solo la pensino come noi, ma anche che siano d’accordo con noi.

Bias della negatività

Comporta un’eccessiva attenzione rivolta verso elementi negativi, che vengono anche considerati come i più importanti. A causa di questa distorsione cognitiva, si dà maggior peso agli errori, sottovalutando i successi e le competenze acquisite e attribuendo così una valutazione negativa alla prestazione.

Bias dello status quo

E’ una distorsione valutativa dovuta alla resistenza al cambiamento: il cambiamento spaventa e si tenta di mantenere le cose così come stanno. La parte più dannosa di questo pregiudizio è l’ingiustificata supposizione che una scelta diversa potrà far peggiorare le cose.

Bias del pavone

Siamo indotti a condividere maggiormente i nostri successi, rispetto ai nostri fallimenti. Un esempio calzante è l’uso che la maggior parte delle persone fa dei social network, una fotografia esaustiva di questo tipo di bias; sui canali social infatti le persone tendono a mostrare per lo più un’immagine positiva di sé, tanto da far sembrare la propria vita ideale.

Bias dell'ottimismo

Neuroscienze e scienze sociali concordano nel ritenere l’essere umano più ottimista che realista, nonostante ci piaccia pensare di essere creature razionali capaci di fare giuste previsioni sulla base di valutazioni obiettive.
In realtà diversi studi hanno dimostrato che le persone sottostimano la possibilità di divorziare, di perdere il lavoro, di ammalarsi di cancro mentre sovrastimano la propria aspettativa di vita di oltre 20 anni.
Questa tendenza a percepire il futuro roseo ci riguarda tutti, maschi e femmine, giovani e vecchi, ricchi e poveri. Sicuramente è particolare immaginare che tale atteggiamento mentale sopravviva anche in tempi di crisi economiche, pandemia e disastri ambientali, ma la nostra mente se la cava immaginando un difficile futuro per la collettività ma non per noi stessi.

 

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